VINCENZO GIGANTE

Vincenzo Gigante-Ugo viene ricordato come “operaio, organizzatore, partigiano, martire” . Questa definizione spiega in parte la sua dimensione storica. Ugo fù molto di più.

L’ISTRIA DOPO L’ARMISTIZIO

L’otto settembre 1943 determinò il totale dissolvimento dello Stato italiano. Numerosi soldati ed ufficiali originari dal resto d’Italia passarono nelle unità partigiane controllate dagli jugoslavi. La loro formazione derivata dalla permanenza negli apparati statali fascisti e dall’acerba esperienza antifascista, li condizionò. Questi “neofiti” ritenevano che la popolazione italiana delle terre giuliano-dalmate dovesse scontare le colpe del fascismo. La comunità istro-veneta doveva confluire nelle formazioni partigiane slave ed accettare l’annessione dell’Istria alla nuova Jugoslavia comunista. Gli antifascisti istriani, invece, non potevano accettare che venisse negata la loro identità. Si erano contrapposti  durante la presenza italiana, alla politica sciovinista fascista e in nome del socialismo ereditato dalle tradizioni mitteleuropee lottavano per una convivenza postbellica serena con il mondo slavo. Erano in linea con l’internazionalismo del partito comunista italiano deciso a contrastare le tendenze annessioniste  espresse dal partito comunista jugoslavo che, nel settembre 1943, aveva dichiarato, unilateralmente l’annessione dell’Istria e del Litorale alla Jugoslavia.

IL CARISMA DI GIGANTE

Per rendere efficace la Resistenza contro il nemico nazifascista era necessario stabilire una condivisa linea comune che fosse preliminare alla convivenza interetnica post-bellica, nel territorio. Gigante dopo la fuga dal carcere, l’otto settembre , riparò nel Litorale croato si prodigò a fondare “Il nostro giornale” organo del MPL (Movimento Popolare di Liberazione Istriano) e partecipò come rappresentante del P.C.I. sia al primo Convegno Istriano del 10 dicembre che alla Conferenza Istriana del P.C.C. (Partito Comunista Croato) del 25 dicembre 1943. Al convegno, in un clima rovente, erano presenti tutti i maggiori dirigenti della Resistenza dell’Istria e di Fiume. Di questo dibattito e del ruolo svolto da Gigante abbiamo la testimonianza di Mario Hrelja, tra i pochi sopravvissuti al conflitto, esponente partigiano croato. Racconta come Pino Budicin, rovignese, leader della Resistenza istro-veneta, stroncato dai nazifascisti nel gennaio del 1944, esordisse riconoscendo i meriti del Movimento Popolare di Liberazione croato, ma condannando gli eccessi della giustizia popolare del settembre 1943 .

“A Budicin rispose subito Vincenzo Gigante il quale salutato il convegno a nome del Comitato centrale del P.C.I. si dichiarò decisamente per la lotta contro l’occupatore, senza compromessi di sorta. Egli riconobbe apertamente che la Lotta popolare di liberazione in Istria era diretta dal P.C.J. , rispettivamente dal P.C.C., rilevando altresì che la lotta armata per aver successo doveva essere diretta e condotta per forza di cose da un unico centro. Il P.C.C. era riuscito a creare in tutta l’Istria un enorme rete di organismi e di attività del MPL, imponendo una decisa e chiara linea di rotta. Per tanto era naturale che fosse questo partito a condurre ed organizzare avanti la resistenza. In questo contesto il compito dei comunisti italiani, secondo Gigante, doveva essere quello di includersi senza riserve nel P.C.C. e di impegnarsi, assieme a tutta la popolazione italiana, nella lotta contro il comune nemico. Nel suo intervento Gigante pose particolarmente l’accento sulla necessità di non perdere di vista la componente sociale e classista della Lotta popolare di liberazione; il che voleva dire che i comunisti, guidando il popolo nella lotta di liberazione nazionale contro l’occupatore, dovevano creare le basi della nuova società socialista. “Noi siamo comunisti – disse a un certo punto del suo discorso – e non possiamo parlare in questo momento di divisioni territoriali, ma solo di lotta armata per la sconfitta definitiva del nazi-fascismo”. Quindi, rivolgendosi direttamente a Pino Budicin, Gigante lo rimproverò per il suo eccessivo sentimentalismo dimostrato nei confronti dei fascisti. “In questa immane e crudele lotta – disse – non c’è posto per sentimentalismi. O noi, o loro! I fascisti erano e rimangono i nostri nemici più  pericolosi, responsabili di questa tremenda guerra e di tante stragi”. Da questa consultazione Pino Budicin (e tanti altri come lui) ritornò trasformato. Le parole di Gigante erano state accolte con soddisfazione da tutti, non solo perché pronunciate da un compagno più preparato e con una lunga esperienza politica, ma sopratutto perché egli pur rappresentava la direzione del P.C.I. e , quindi, per i militanti comunisti italiani dell’Istria costituiva un autorità indiscussa che doveva essere ascoltata e seguita. Del resto essi, fin dall’inizio della lotta, non avevano chiesto altro che avere precise direttive in merito. Da allora per i membri del P.C.I. e in particolare per i comunisti di nazionalità italiana, non ci furono, più dilemmi. Almeno per quanto riguarda i principi della lotta”. Questo dimostra come i dirigenti partigiani slavi  si siano resi conto, del carisma di Ugo, un comunista della “prima ora”, ideologicamente completo, proveniente dall’aristocrazia operaia, determinato e con una visione “internazionalista” di grandissimo spessore. Ugo riuscì ad ottenere in questo primo convegno che venisse “Riconosciuto ai rappresentanti italiani il diritto di assumere, in seno alle organizzazioni del P.C.C., una posizione autonoma ed una certa indipendenza nella scelta dei quadri e, sopratutto nel controllo delle unità partigiane italiane che dovevano sorgere nell’ambito dell’ Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo (E.P.L.J.). In quel occasione venne assunta la decisione di continuare la lotta uniti, senza forzare la mano su questioni che potevano dividere, tralasciando , quindi, la questione dei confini futuri tra l’Italia e la Jugoslavia, che sarebbe stata affrontata e risolta solo a guerra finita. (M.Mikolic “Partijska savjetovanja u Istri u prosincu 1943 god”). Ugo partecipò prima di recarsi a Trieste alla prima Conferenza del P.C.C. dell’Istria del 25 dicembre presenti tutti i maggiori esponenti istriani e del Litorale croato . In questa sede i vertici partigiani confermarono gli accordi assunti il 10 dicembre nel primo convegno nei confronti degli italiani per un loro coinvolgimento paritario.

GIGANTE A TRIESTE

Vincenzo Gigante invece di inserirsi nella dirigenza partigiana slava e godere di una relativa sicurezza nelle zone impervie del Collio nel 1944, preferì combattere in clandestinità a Trieste per esprimere l’autonomia del partito comunista triestino. Si dimostrò contrario alla fusione tra il partito comunista triestino e quello sloveno e non accettò, come richiesto dagli sloveni, di costituire organizzazioni di massa avulse dal C.L.N. triestino in competizione con il movimento sloveno.

GIGANTE FEDERALISTA EUROPEO

Altiero Spinelli, comunista ed autore del “Manifesto” di Ventotene fu il padre della soluzione europea federalista e socialista. Sia Gigante che Spinelli individuarono nel nazionalismo il responsabile della divisione europea Soltanto il passaggio ad un entità federalista capace di “promuovere l’emancipazione delle classi lavoratrice avrebbe creato quella società europea che le nuove generazioni sognano. Tutto questo avrebbe permesso di eliminare le problematiche derivanti dai territori a popolazione mista e a difendere le minoranze allogene come quella istro-veneta. Se il nazifascismo non lo avesse stroncato alla fine del ’44 Gigante, comunista europeo, capace di muoversi con sicurezza nelle dinamiche internazionali sia negli anni venti e trenta che, negli incontri istriani della fine del 1943, avrebbe affiancato Altiero Spinelli nella sua attività di federalista europeo ed ispiratore della Costituzione europea. Gigante non è una gloria locale. Appartiene a quella ristretta cerchia di italiani che nella storia sono stati capaci di influire sul corso degli eventi internazionali

Category: GIGANTE, grande guerra, P.C.I., Trieste

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- 24 Marzo 2017