REQUIEM PER IL POPOLO ISTRIANO

Saggio Storico di Remo Calcich

Remo Calcich nasce a Pola, attualmente in Croazia, nel 1940. Durante l’Esodo si trasferirà prima a Brindisi in un campo profughi e, successivamente, a Taranto, nel 1958. E’ autore di “Italiano con la coda”, e ” Un pugliese nel mondo-goodmorning Londra”. In “Requiem per il popolo istriano” questo Esule istriano e antifascista al termine del suo percorso individua le responsabilità di coloro che hanno “liquidato” il popolo istriano, il suo popolo. La diaspora istriana ha coinvolto oltre 200/250 mila autoctoni istro-fiumani dispersi in piccola parte in Italia, ma sopratutto nel mondo. I “rimasti” in Istria e a Fiume sono una comunità, in fase di estinzione, di ventimila persone.

REQUIEM PER IL POPOLO ISTRIANO di Remo Calcich

REQUIEM PER IL POPOLO ISTRIANO di Remo Calcich

Prefazione

L’opera è quella di un esule istriano e antifascista che al termine del suo percorso spiega perché nella “Giornata del Ricordo” del 10 febbraio non si analizzi l’Esodo giuliano e non vengano individuate le responsabilità di coloro che hanno “dissolto” il popolo istriano, il suo popolo.

Storia istriana

Nel corso dei secoli Venezia con la sua politica lungimirante integrerà in Istria il “melting pot” composto da latini, slavi, albanesi, greci e valacchi, premesse del ibridismo e della multiculturalità istriane. L’Austria conferirà all’Istria il cosmopolitismo mittel-europeo.

Parenzo

La città istriana di Parenzo è emblematica nella storia istriana ché si snoda tra Roma, Bisanzio, Venezia, Austria, Italia, Jugoslavia e Croazia. Subisce per effetto dell’Esodo uno spopolamento devastante.Il suo turismo, creato agli inizi degli anni sessanta del secolo passato, è un punto di riferimento non soltanto per la sponda orientale adriatica, ma per tutto il mediterraneo.

Irredentismo 

 I rapporti prima tra l’Italia e l’Austria successivamente tra Italia e Jugoslavia ed ora Slovenia e Croazia sono stati condizionati in questi ultimi 150 anni dall’irredentismo italiano. L’autore con gli “Appelli istriani a Vittorio Emanuele II” del 1866, divulga il primo documento formale irredentista che è alla base della contraposizione etnica.

Grande guerra 

Punti nodali del conflitto italo-slavo sono stati il primo e il secondo conflitto mondiale.

Vergarolla

Nel secondo dopo-guerra, il 18 agosto 1946, si compie nella spiaggia di Vergarolla, a Pola un strage orrenda nei confronti della comunità istro-veneta. Finora non sono stati scoperti i mandanti. Alcuni storici la considerano  il primo anello dello stragismo italiano che proseguirà in Sicilia con l’eccidio di “Portella della Ginestra” del 1-5-1947.

La Conferenza di Parigi – Londra e Osimo

La definizione postbellica dei confini orientali passa attraverso le conferenze di Parigi, Londra e Osimo. Agli istriani per evitare di diventare cittadini jugoslavi rimase il “diritto all’opzione” premessa di lacerazioni indicibili .

Il P.C.I. e la questione giuliana

L’autore sconfessa la storiografia italiana del centro-destra che accusa il P.C.I. di collusione con la Jugoslavia di Tito. In realtà l’approccio comunista alla questione giuliana, quello di Altiero Spinelli basato sull’internazionalismo europeo, avrebbe potuto essere lo strumento idoneo per evitare il dramma dell’Esodo.

L’Esodo in Puglia 

 L’autore trascorse la prima adolescenza nella Puglia martoriata dalla presenza alleata e dalle rivolte contadine. Incontrò la “Puglia dell’accoglienza” quella di un popolo piagato, ma fornito di “pietas” difficilmente riscontrabile in altre comunità.

Diaspora istriana

Le associazioni giuliane valutano in 300/350 mila esuli istro-dalmati che hanno abbandonato le terre giuliane per trasferirsi in Italia; di questi 147 mila sono rimasti nella penisola. Di questo flusso 80/90 mila sono stati definiti impropriamente Esuli. In realtà sono da considerarsi dei “rimpatriati” italiani presenti in Istria tra le due guerre mondiali. Gli “autoctoni” istriani si possono suddividere in tre categorie: dipendenti e congiunti impiegati in grandi aziende italiane presenti nel territorio giuliano prima dell’esodo; i compromessi con il regime nazi-fascista e infine alcune decine di migliaia di coloro che gli organismi internazionali preposti all’emigrazione sono stati, prima rifiutati e, successivamente, rinchiusi nei campi lager italiani fino alla metà degli anni sessanta. Gli emigrati oltreoceano composti esclusivamente da autoctoni istriani e valutabili in 150/200 mila persone oggetto di una “tratta degli schiavi”, sono stati dispersi nel mondo.

 I rimasti

 La comunità italiana tuttora presente sul territorio,  costituita da ca. 20 mila persone e demotivata nella sua identità, rischia l’estinzione. I politologi ritengono che la causa primaria sia dovuta al grave deficit di democrazia interna e alla mancanza di ricambio politico.

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